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Frank e Bobby erano i criminali più sgangherati di tutto il Texas. Famosi più per i loro danni piuttosto che per i loro successi, si barcamenavano quotidianamente tra piccoli furti ed improbabili truffe.

Dediti ai vizi come pochi sul pianeta terra, sperperavano senza ritegno quei quattro dollari che riuscivano a racimolare in giochi d’azzardo, droghe o più spesso se li bevevano sotto forma del più scadente rum nel bistrot di Daniel il monco.

Una sera come molte altre, i due manigoldi, dopo una giornata trascorsa a rubare i portafiori di rame nel cimitero e dopo averli rivenduti ad un banco dei pegni, si recarono al bistrot determinati a bersi ogni cosa gli capitasse a tiro. Tracannarono rum e birra come se non ci fosse un domani ed in parte, questo modo di dire, si rivelò del tutto esatto.

Frank alto, magro e perennemente a digiuno, non reggeva molto bene l’alcool ma nonostante questo perseverava nell’ordinare un bicchiere dopo l’altro e Daniel il cameriere senza una mano, di tanto in tanto, cercava di mettere inutilmente un freno alla smodata sete dell’uomo ma questo, guardandolo con uno sguardo torvo, reso ancor più duro dal suo cappello nero da cowboy, grugniva da sotto i lunghi baffi scuri intimidendo il povero barista.

Bobby invece era l’opposto, grasso e basso, con un carattere più docile ma come il suo compagno di merende, anzi di bevute e di furti, anch’esso non si risparmiava nel ingoiare litri e litri di rum. Inutile dirvi come i due loschi individui si riducessero in uno stato pietoso alla fine di ogni serata e fu un miracolo che non gli fosse mai accaduto nulla di drammatico, almeno fino a quella sera.

Bevvero litri di birra e rum generando un miscuglio che sarebbe stato letale anche fegati più resistenti ed alla fine tutti quei liquidi trasformarono le vesciche della coppia in due grossi otri pronti a scoppiare.

– Frank- disse Bobby con la stessa inflessione nel tono della voce di un bambino che sta per fare una richiesta al padre.

– Cosa vuoi Bobby?-rispose scocciato l’altro.

– Devo andare a fare la pipì mi accompagni?-

Frank grugnì ma dovendo anch’esso espletare le sue funzioni e sapendo che i quattro metri che lo dividevano dal bagno erano davvero troppi per le sue gambe barcollanti, accettò con un incerto scuotimento del capo.

I due abbandonarono a fatica gli sgabelli sui quali erano seduti, i loro piedi sembravano di burro come le loro gambe e con qualche salto, barcollando all’indietro abbandonarono il bancone. Daniel li guardò con gli occhi della pietà e si chiese come quei due potessero ridursi ogni volta in un tale stato di alterazione.

Frank e Bobby, facendosi da spalla l’uno con l’altro, raggiunsero infine la loro meta. Il bagno sudicio del bistrot gli sembrò un paradiso ed accostandosi agli orinatoi da parete, con immensa soddisfazione manifestata attraverso suoni indefiniti ma libidinosi, si liberarono di una quantità infinita di dorata pipì.

– Non c’è niente di più bello di pisciare quando ti scappa! – affermò Frank reggendosi con una mano al muro mentre con l’altra dirigeva il getto giallo cercando inutilmente di centrare l’orinatoio.

– Puoi dirlo forte amico- replicò Bobby emulando i gesti del compagno.

Espletate le loro funzioni corporali e sistemati malamente i jeans consumati, uscirono barcollando dalla toilette ma oltrepassando la porta, scoprirono che nulla era più come prima. Davanti ai loro occhi ingialliti dai fumi dell’alcool gli si presentò uno spettacolo agghiacciante, terrificante, mostruoso, addirittura apocalittico! Frank e Bobby si sfregarono ripetutamente il viso con entrambe le mani per essere sicuri che ciò che stavano osservando non fosse un semplice abbaglio o un’allucinazione dovuta al rum ma no, non fu così, poiché entrambi vedevano con orrore lo stesso macabro scenario.

Dopo diversi minuti di attonita riflessione Frank con tono iroso esclamò: – Quanto ci vorrà mai per una pisciata? Una pure lunga, una da ettolitri di birra, pure. Quanto? Contiamoli i secondi, dai, insieme! No, non deve essere successo nel tempo di una pisciata, compreso il percorso dal bancone al bagno. Deve essere iniziato tutto intorno a noi ma eravamo troppo ubriachi per accorgercene, perché sono entrato in bagno felice e felici tutti. Sono uscito dal cesso e ci sono pezzi di persone che colano dai muri, il locale non esiste più per un buon quarto, fuma e brucia tutto. Mica solo il pub, la città sembra il parco giochi di Godzilla dopo aver pippato l’impossibile. Tutto. Il tempo di pisciare da talmente ubriachi da non accorgersi di niente?-

Frank non riusciva a capacitarsi per quello che poteva essere successo mentre Bobby, meno riflessivo e più tonto, non sembrava porsi alcun problema, perciò camminando ancora barcollante, esaminò con stupore ogni brandello di carne, ogni pezzo di mobilio distrutto, ogni cadavere carbonizzato ed infine, avvicinandosi ad un muro imbrattato di sangue, con pezzi di encefalo appiccicati qua e là per la parete, con fare divertito disse: – Guarda Frank c’è anche un po’ di muro in questo cervello!-

Frank roteò gli occhi al cielo e duramente replicò: – Dannazione Bobby! Allora è vero che ti manca qualche rotella. Non riesci proprio a trattenerti dal dire cavolate. –

Bobby sembrò dispiaciuto (anche se non capiva che cosa avesse detto di tanto sbagliato)

– Scusami Frank, lo sai che mi entusiasmo per qualsiasi cosa. –

Frank sbuffò ma in fondo conosceva profondamente il suo amico e sapeva bene che Bobby era fatto così e non si comportava in questo modo per indispettirlo.

-Ok Bobby sei scusato ma ora dobbiamo capire cos’è successo. Maledizione sembra che siamo le uniche due persone presenti sul pianeta. –

Bobby ingenuamente provò ad avanzare un’ ipotesi: – Forse è successo quello che era stato immaginato in quel vecchio libro fantasy che mi avevano fatto leggere da bambino…come si chiama? –

– Quale libro Bobby? Sai benissimo che io non leggo. –

– Ma si dai! Quel libro dove c’è un tizio che crea il mondo in sette giorni, poi combatte con un angelo a cui strappa le ali e lo trasforma nel Diavolo, quel libro con un uomo e una donna che vanno in giro con una foglia di fico sui genitali e che devono ripopolare il mondo ( beati loro) , il libro dove qualcuno suona le trombe e i morti risorgono…-

Frank roteò nuovamente gli occhi al cielo, aveva capito a quale tomo l’amico si riferisse.

– Parli della bibbia Bobby?-

L’amico schioccò le dita: – si Frank è proprio quello il libro di cui parlavo!-

– Quindi Bobby mi stai dicendo che secondo te è scoppiata l’apocalisse che ha distrutto ogni cosa sulla faccia del pianeta eccetto noi?-

Bobby scosse il capo ripetutamente in segno di assenso.

Frank con voce gutturale, come una pentola di fagioli iniziò a borbottare tra sé e sé ma poi cedette ad un improvviso scoppio d’ira: – Cazzo Bobby ma come ragioni? Secondo te, se fosse davvero scoppiata l’apocalisse per come la riporta la bibbia a quest’ora saremmo soli? Te lo dico io Bobby come sarebbe lo scenario: saremmo circondati da morti viventi, persone meritevoli che sarebbero state resuscitate. Saremmo attorniati da fottutissimi santi! Persone senza peccato Bobby non come noi due. –

Bobby rimase leggermente impietrito dalla collera che l’amico aveva riversato su di lui ma ben sapeva che Frank non lo faceva apposta ad essere così scontroso, era semplicemente il suo carattere.

– Noi non siamo brave persone Frank? – domandò Bobby sperando di non indispettire troppo l’amico.

– No non lo siamo Bobby, tutt’altro, siamo due canaglie della peggior specie e abbiamo abusato ampiamente di ogni peccato capitale. Ovviamente non me ne pento, sia chiaro.-

– Ora cosa facciamo Frank? –

– Beviamoci su Bobby, finalmente abbiamo la possibilità di prenderci a gratis e senza fatica qualsiasi cosa noi desideriamo. Propongo di iniziare a setacciare quel che ne resta del bancone di Daniel.-

– Questa si che è un’idea geniale Frank!- esclamò entusiasta Bobby mettendosi subito in caccia di bottiglie rimaste integre.

Aggirarono il bancone semi distrutto e proprio dietro a questo, trovarono il cadavere carbonizzato del buon vecchio Daniel che nella sua unica mano stringeva ancora saldamente un boccale pieno di birra.

Frank si chinò verso il povero barista e senza vergogna gli rubò il bicchiere: ho sempre pensato che tu fossi un ottimo barman. Non so cosa sia successo qua fuori ma hai fatto un ottimo lavoro, hai difeso il boccale senza rovesciarlo e questo ti fa onore vecchio ma ora, scusami, visto che a te non serve più mi bevo questa bella birra alla tua salute. –

Bobby sorrise rimettendosi a cercare qualche bottiglia integra sotto le mensole devastate e come il migliore tra i segugi, il suo fiuto gli fece scovare dell’ottimo bourbon.

I due si sedettero per terra tra le macerie e bevvero.

– Frank? –

-Dimmi Bobby…-

– Non pensi che questo possa essere il nostro paradiso? Alcool gratis!-

Frank non fece in tempo a rispondere alla domanda del suo amico quando, una figura oscura, decisamente inquietante e poco rassicurante si sedette al loro fianco.

– In effetti Bobby è proprio così, questo è il vostro paradiso o inferno a seconda dei punti di vista. Non vi dispiace se bevo un bicchiere insieme a voi vero?- disse la creatura sovrannaturale.

I due balordi esitarono dal proferir verbo e si guardarono l’uno con l’altro attanagliati da una profonda preoccupazione. Poi osservarono l’intruso notando l’inconfondibile tonaca nera, la falce e il corpo scheletrico che non lasciava spazio ai dubbi sulla sua identità: era la morte.

– P-rego s-si accomodi- balbettò Frank intimorito.

Calò un silenzio carico di timore ed imbarazzo almeno fino a quando Morte, decisamente più a suo agio, decise di parlare: – Ebbene non avete nulla da chiedermi?-

Bobby alzò il braccio.

– Suvvia Bobby non siamo a scuola, puoi pormi le tue domande liberamente.- chiarì Morte.

Bobby allora si fece coraggio: – Se questo è il nostro paradiso significa che siamo morti? –

Morte rise per l’ingenuità della domanda: – Ovviamente si! Siete morti.-

Frank entrò nella conversazione esclamando: -Ma se siamo morti come è possibile che non ce ne siamo accorti? Dannazione penso che almeno avrei sentito un briciolo di dolore, una fitta, un prurito e quant’altro. –

Morte sospirò rassegnata al dover raccontare i fatti a quei due poveri zoticoni: – Frank e Bobby, solo perché mi fate pena, per il modo ignobile in cui avete vissuto e per la vostra indecorosa fine, farò un’eccezione al regolamento e vi illustrerò quello che è successo. Vi ricordate che eravate andati a pisciare?-

– Si lo ricordo bene- confermò Frank.

Morte riprese quindi il suo discorso: – Eravate così ubriachi che avete lavato l’intero pavimento con la vostra urina e siccome vi reggevate l’uno all’altro, nel momento in cui avete fatto un passo verso l’uscita, siete entrambi caduti rovinosamente. Ora le cervella di Frank sono spalmate per tutto il pavimento e il cranio rotto di Bobby ha colorato il lavandino di sangue. Il povero Daniel a quest’ora è circondato da poliziotti e medici legali che accertano il vostro decesso. –

I due si guardarono leggermente perplessi ma poi si consolarono al pensiero che in fondo, morire, era una fase obbligatoria per tutti gli esseri viventi e seppur la loro fine non era stata gloriosa, per lo meno si era rivelata rapida, indolore ma soprattutto erano morti felicemente ubriachi.

Morte tracannò rapidamente il suo boccale di birra e l’alcool gli grondò per tutto il costato inzuppandogli la tunica.

– Che seccatura non avere uno stomaco!- si lamentò l’oscura signora alzandosi dal pavimento.

– Aspetti Morte!- disse Frank – ora noi cosa dobbiamo fare? –

Morte scrollò le spalle: – Nulla, questa è la vostra eternità quindi immagino che la passerete in questo bistrot carbonizzato in compagnia delle bottiglie oppure potreste decidere di uscire nella città ed entrare nell’inferno o nel paradiso di qualcun altro. La scelta è vostra. Ora se volete scusarmi ho molto lavoro da sbrigare. Addio.- concluse scomparendo in una nuvola di fumo nero.

– Cosa vuoi fare ora Frank andiamo ad esplorare la città?- domandò Bobby confuso.

Frank si grattò il mento pensoso e dopo pochi minuti scrollò le spalle e con ferma convinzione dichiarò: -No, tutto quello che possiamo desiderare è dietro a quel bancone. –

– Speravo proprio in questa risposta.- disse Bobby con entusiasmo.

– Non è poi così male il nostro paradiso, pensa che noia se fossimo state delle personcine per bene. Probabilmente nel nostro aldilà non ci sarebbe stata nemmeno una goccia d’alcool. In tal proposito amico mio, il mio boccale è vuoto, cosa ne dici di riempirlo di nuovo?- chiese Frank.

Bobby prese il bicchiere di Frank, corse con entusiasmo a riempirlo e tornò a sedersi al suo fianco.

– Brindiamo alla nostra sbornia eterna!- disse Bobby avvicinando il bicchiere a quello dell’amico.

Frank scontrò il vetro delicatamente producendo un celestiale tintinnio e con la gioia negli occhi ed un vistoso sorriso a trentadue denti marci, di cui uno d’oro, esclamò: – Alla sbornia eterna!-

3 commenti su “Al bistrot”

  1. La storia mi è piaciuta molto. Sono due grandi personaggi quei due! Meriterebbe un approfondimento, pensaci! La forma, invece, è un po’ più da curare. Testo che nel complesso mi ha fatto sorridere e ho trovato carino.
    Un punto di vista diverso su un passaggio: anziché far dire a un personaggio ciò che vede, potevi provare a inserirlo come descrizione.

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